Parco naturale della Gola della Rossa e Frasassi

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Parco Gola della Rossa e Frasassi
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Parco Gola della Rossa e Frasassi ©2014 Massimo Martini

Scheda del parco

Anno di fondazione: 1997
Superficie: 10026 ettari
Maggior elevazione:
Comuni interessati: Arcevia, Cerreto d’Esi, Fabriano Genga, Serra San Quirico
Sito istituzionale: www.parcogolarossa.it
Contatti: info@parcogolarossa.it

Descrizione

Il Parco Naturale Regionale della Gola della Rossa e di Frasassi è il “ cuore verde “ della Regione Marche. Nato nel settembre 1997, con i suoi 10026 ettari, è la più grande area protetta regionale e comprende tre differenti biotopi: la Gola di Frasassi, la Gola della Rossa e la Valle Scappuccia. Un viaggio nel Parco è un “viaggio nel cuore delle Marche”, alla scoperta dei tesori storico-artistici, celati da paesaggi ricchi di fascino ed armonia, immersi in una natura integra e rigogliosa.

IL TERRITORIO

La geologia dell’area risulta assai caratteristica: circa un milione di anni fa, un brusco incremento del sollevamento orogenetico ha fatto aumentare l’energia potenziale dei corsi d’acqua che, incidendo profondamente le dorsali, hanno portato alla luce il calcare massiccio, tanto compatto e rigido da conservarsi in imponenti blocchi verticali. La dorsale di Frasassi è oggi incisa dall’omonima gola, mentre la struttura del Monte Pietroso-Monte Murano è tagliata dalla Gola della Rossa. Le conche ed aree collinari corrispondono, invece, a depressioni tettoniche e a rocce marnose o argilloso-arenacee, presenti soprattutto nel settore settentrionale del parco che mostra rilievi anche evidenti.
La penetrazione dell’acqua meteoritica e di falda all’interno della roccia, allargando le fratture, (grazie alla corrosione chimica favorita dalla presenza di anidride carbonica disciolta) nell’area orientale della Gola di Frasassi, provoca una risalita di acque sulfuree profonde che genera un fluido estremamente aggressivo nei confronti del calcare. Questi processi, intervallati da locali crolli, resero ciclopiche le dimensioni di molti vani ipogei che si presentano come complessi carsici altamente articolati e dallo straordinario valore ambientale-paesaggistico come nel caso delle famose Grotte di Frasassi.
Attraverso un silenzioso itinerario di circa un’ora si possono ammirare, con stupore, piccoli laghi, stalattiti e stalagmiti gigantesche, no a giungere al maestoso Abisso Ancona (alto 240m), alla Sala delle Candeline, alla Sala dell’Orsa e a quella dell’Infinito. Da tempo è stata effettuata una captazione idrica delle polle sulfuree ad uso della stazione termale di San Vittore che le utilizza per le terapie contro i disturbi respiratori e reumatici.
La Gola della Rossa è nell’aspetto simile a quella di Frasassi e racchiude ampie cavità carsiche, tra cui la Grotta del Vernino, dove sono stati ritrovati numerosi ed interessanti fossili di mammiferi come l’orso speleo.
La Valle Scappuccia, attraversata dal torrente Scappuccia che forma una forra piuttosto stretta e sinuosa, è caratterizzata da una molteplice varietà di ambienti e quindi aspetti vegetazionali condizionati dal substrato, dall’esposizione, dall’altitudine e dalla presenza dell’acqua.

LA NATURA

Il Parco presenta delle specie di notevole valore naturalistico: un vero e proprio gioiello di biodiversità grazie alle sue 105 specie di uccelli nidificanti, 40 di mammiferi, 29 tra rettili e anfibi e oltre 1250 specie vegetali.
Fra gli uccelli va ricordata, in primo luogo, l’aquila reale che è al vertice di una rete alimentare costituita da mammiferi, uccelli, anfibi e crostacei; nel parco, precisamente nella gola di Frasassi, nidifica l’unica coppia della provincia di Ancona. Significativa è anche la presenza di altri rapaci diurni quali l’astore, il biancone, il nibbio reale, il lanario e il falco pellegrino, che nidifica nell’area con almeno 3 coppie.
I rapaci notturni sono rappresentati dalla civetta, dal barbagianni, dall’allocco e dal gufo comune; è stata inoltre confermata direcente la presenza del gufo reale in un’area limitrofa del parco.
Tra i mammiferi spicca la presenza del lupo, che, negli ultimi decenni, ha ricolonizzato la dorsale marchigiana grazie all’espansione demografica di specie preda come il cinghiale, il daino, il capriolo e il cervo. Accertata è la presenza del gatto selvatico e della puzzola, oltre ai più comuni volpe, donnola, faina e tasso.
Le numerose cavità ipogee presenti in quest’area sono popolate da almeno 12 specie diverse di chirotteri. Le colonie di miniottero presenti nel parco sono tra le più importanti d’Europa, con oltre 12000 esemplari, presenti sia in siti di svernamento che in nursery riproduttive. Tra le specie cavernicole oltre al geotritone italico, specie endemica delle grotte dell’Italia centro-settentrionale, è notevole la presenza del Niphargus ictus, un piccolo crostaceo endemico che popola i laghetti delle grotte e di altri invertebrati come Nesticus eremita, Meta merianae, ecc.
Riguardo alla ora, nei settori calcarei del piano collinare sono diffusi i boschi di carpino nero, mentre su quelli marnoso-arenacei prevale la roverella.
Nel piano montano e in zone particolarmente umide si sviluppano boschi di faggio, ma sui versanti più caldi delle gole rupestri la vegetazione è tipicamente mediterranea con leccio, robbia selvatica, terebinto, fillirea, corbezzolo, asparago e stracciabraghe. Nelle aree sommitali del territorio si rinvengono estese formazioni prative di origine secondaria che rappresentano un ecosistema di grande interesse naturalistico per la presenza di specie rare o protette dalle vigenti normative nazionali e internazionali. Questo habitat, ricco di specie diverse della famiglia delle orchideacee, deriva dal taglio del bosco effettuato dall’uomo sin da ep che remote al ne di ricavare spazi utili per l’allevamento e il pascolamento del bestiame, per la pratica della enagione e per la coltivazione di specie erbacee e arboree di interesse alimentare. Per sottolineare la sua importanza conservazionistica, alla luce della tendenza all’abbandono che porta ad una sua progressiva scomparsa a causa dei naturali processi di evoluzione naturale, l’Unione Europea riconosce alle praterie secondarie il massimo livello di importanza conservazionistica individuandole come un ambiente “prioritario” ai sensi della Direttiva Habitat.
Nel Parco crescono numerose specie botaniche molto rare, tra queste si segnala la Moehringia papulosa, specie endemica dell’Appennino, che in tutto il mondo si rinviene solo nelle gole di Frasassi, della Rossa e del Furlo, la Potentilla caulescens, la Saxifraga australis, specie endemica dell’Appennino centrale e meridionale, la Ephedra major, relitto di Era Terziaria che si rinviene sulle rocce della Valle Scappuccia.

L’OFFERTA TURISTICA

Il Parco oggi è in grado di offrire una rete di almeno 35 sentieri escursionistici segnalati, per un totale di oltre 170 km, di varia durata e di vari livelli di dif coltà, da quelli turistici a quelli per escursionisti esperti, che permettono di ammirare le ricchezze oro-faunisti che tipiche dell’ambiente pre-appenninico. È inoltre possibile praticare altri sport a contatto con la natura: mountain-bike su sterrate e carrarecce distribuite per decine di chilometri sia in quota che nei fondovalle, escursionismo a cavallo nella tta rete di mulattiere, alpinismo e arrampicata sportiva sulle verticali pareti calcaree delle gole e dei principali rilievi montuosi, speleologia e, in alcuni periodi dell’anno, anche canoa e rafting.
Sotto l’aspetto storico-artistico il territorio è ricco di testimonianze dell’uomo, fin dai tempi più remoti. Nell’area di Frasassi si registrano alcune delle tracce più antiche della presenza umana (Grotta del Prete di Pianello di Genga). Ma le più numerose testimonianze risalgono ad epoca medievale: un fitto reticolo di castelli, chiese e monasteri di eccezionale valore storico e artistico. Tra queste l’abbazia di San Vittore alle Chiuse, fondata alla ne del X sec., che fu tra i più ricchi insediamenti religiosi del comprensorio ed uno degli esempi più importanti dell’architettura romanica nelle Marche. Inoltre il Santuario di Santa Maria infra Saxa e il Tempietto, a pianta ottogonale con cupola, commissionato da Papa Leone XII a Giuseppe Valadier, collocati all’interno di un’immensa grotta; l’abbazia di Sant’Elena, in stile romanico, situata a valle della Gola della Rossa, fondata da San Romualdo agli inizi dell’XI secolo; l’abbazia di Val di Castro, sorta agli inizi dell’XI secolo per volontà di San Romualdo che vi morì nel 1027, che conserva interessanti affreschi. Da visitare Fabriano, con le sue chiese ricche di opere d’arte, la Pinacoteca, il Museo della Carta e della Filigrana, e Arcevia con il bel centro storico medievale. Nel Parco accanto ai piccoli borghi castellani di Avacelli, Castelletta, Pierosara, si affiancano i centri di Serra San Quirico con le “copertelle”, strade coperte che fungevano da cammino di ronda e di Genga che conserva ancora intatta la sua struttura urbanistica medievale, la cinta muraria e il Palazzo dei Conti della Genga.

 

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