Valle d'Aosta: itinerari dello spirito

Giovedì, 23 Maggio, 2013 - 10:30
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“Dio abita sulle vette” si legge nel Libro dei Salmi. E la Valle d’Aosta ne è la dimostrazione, quando, spesso anche a quote incredibili o in luoghi remoti, offre allo sguardo e al cuore gli inaspettati segni della profonda fede delle genti di montagna.

Sant’Anselmo, il filosofo patrono d’Europa, nominato nel XII secolo arcivescovo di Canterbury, San Bernardo, protettore dei viandanti cui si deve la creazione di due ospizi ai colli del Grande e del Piccolo San Bernardo, San Grato, vescovo di Aosta e attuale santo patrono del capoluogo (le cui reliquie furono traslate dalla chiesa paleocristiana di San Lorenzo, che sorgeva a est della città nella zona dell’attuale collegiata di Sant’Orso, alla cattedrale, dove sono tuttora conservate in un reliquiario in argento e rame dorato del XV secolo), sono solo alcuni dei numerosi uomini pii che hanno contraddistinto la storia della Valle d’Aosta, determinando, in un certo qual modo, l’orientamento spirituale e religioso della popolazione.

Una religiosità che pervade la storia di questa terra, dalla particolare vocazione mariana, capace di ergere anche nei luoghi più aspri e difficili, come le cime delle montagne, croci e cappelle votive, per invocare protezione contro l’imprevedibile furia della natura, o per favorire la clemenza del tempo e la fecondità dei campi.

Il culto della Madonna è molto sentito in Valle d’Aosta e, oltre a una nutrita serie di chiese parrocchiali a lei dedicate, sono numerosi anche i santuari di montagna sacri alla Vergine; ricordiamo, tra gli altri, quelli di Machaby (comune di Arnad), di Nostra Signora della Guardia (Perloz), di Cunéy (St. Barthélémy) e del lago Misérin (Champorcher), solo per citare i più noti. Da non dimenticare, inoltre, l’importanza che la figura di Maria ha nel comune di Fontainemore (Valle del Lys), da dove, ogni cinque anni, parte una delle più note processioni in notturna dirette al santuario della Madonna d’Oropa. E anche Notre Dame de la Guérison, nel comune di Courmayeur, è luogo di numerose e sentite processioni di fedeli come del resto testimoniano le centinaia di ex-voto affissi alle pareti interne della chiesa. Qui dipinti, sculture, bassorilievi, ricami e altri oggetti recano la dedica alla Vergine ringraziandola del suo pietoso intervento in situazioni difficili, talvolta drammatiche.

La principale manifestazione di fede verso la Madonna si esprime, in Valle d’Aosta, con le processioni del 5 agosto in onore di Nostra Signora della Neve*, veri e propri momenti di festa e di partecipazione popolare nel cuore dell’estate.

Selezionati per voi, per l’interesse paesaggistico e la particolare suggestione dei luoghi:

  1. Santuario al lago Misérin - Champorcher
  2. Santuario del Cunéy – Saint-Barthélémy-Nus
  3. Santuario di Oropa – Fontainemore
  4. Santuario di San Besso - Cogne
  5. Punta Chaligne - Gignod
  6. Eremo di San Grato - Charvensod
  7. Cappella di San Grato e di Santa Margherita – La Thuile

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NOTA

* Come mai invocare la Madonna della Neve proprio il 5 di agosto, nel cuore dell’estate?

Bisogna andare indietro nel tempo fino alla fine del IV secolo d.C., sotto il pontificato di Papa Liberio. La tradizione narra di una coppia di giovani sposi molto ricchi purtroppo non riuscivano ad avere figli e così invocarono l’intervento di Maria e decisero di offrire i propri beni alla Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata.  E avvenne che, nella notte tra il 4 ed il 5 agosto, sia gli sposi che il Papa sognarono la Vergine che indicava loro il luogo dove doveva sorgere una nuova chiesa: il colle Esquilino. Al mattino si recarono tutti e tre sul posto e, trovandolo imbiancato di neve nel bel mezzo di una torrida estate, sorpresi, tracciarono il perimetro della parte imbiancata, ricavandone la superficie del nuovo edificio: la chiesa fu così detta Liberiana dal nome del pontefice, ma fu anche chiamata “ad Nives”, oggi comunemente nota come Basilica di Santa Maria Maggiore

 

  1. Champorcher – Santuario al lago Misérin
  • Partenza: chiesa parrocchiale di Champorcher – Alta Via n. 2
  • Dislivello: circa 1000 m
  • Tempo di percorrenza: ore 5,30 circa
  • Livello di difficoltà: medio
  • Periodo consigliato: giugno-settembre
  • Processione e ricorrenza: 5 agosto

A 2583 m slm, affacciato sulle limpide acque di un lago di montagna, sorge il suggestivo santuario dedicato alla Madonna della Neve, meta ogni anno di frequenti visite e pellegrinaggi, tra cui si ricorda in particolare quello relativo alla processione del 5 agosto. La leggenda narra che in questa sperduta vallata avesse trovato rifugio un militare romano di fede cristiana appartenente alla mitica legione tebea, sfuggito a un terribile massacro grazie alla protezione della Madonna di cui portava sempre con sé una statua. Questa stessa statua sarebbe stata rinvenuta da alcuni pastori proprio sulle sponde del lago Misérin nel corso del XVI secolo. Edificato nel XVII secolo sui resti di un precedente oratorio, il santuario venne quindi ricostruito nel 1880 e dotato di dormitorio per i pellegrini; fu quindi nuovamente rimaneggiato dopo i danni subiti nella Seconda Guerra mondiale.

  1. Nus – Santuario del Cunéy
  • Partenza: villaggio di Porliod o per il Col du Salvé (sentiero 11B), o per l’alpeggio Sarreun (sentiero 11C).
  • Tempo di percorrenza: tra le 2.20 e le 2.45 ore.
  • Dislivello: 900 m circa
  • Livello di difficoltà: media
  • Periodo consigliato: giugno-settembre
  • Processioni e ricorrenze: 5 agosto.

Profondamente incuneato nel severo vallone di Saint Barthélémy, nel comune di Nus, il piccolo santuario dedicato a Notre Dame des Neiges si eleva a ben 2.696 m di quota ponendosi così come il più alto santuario mariano d’Europa. Secondo la tradizione alcuni pastori rinvennero tra queste rocce una statua della Vergine; decisero di portarla nella chiesa di Lignan, un villaggio più a valle. Ma la statua miracolosamente fece ritorno in quello sperduto angolo tra i monti, ai piedi della Becca del Merlo: la Madre di Dio voleva che in quel luogo fosse costruito un luogo di culto. Vi nacque quindi un piccolo oratorio  dedicato alla Madonna della Neve, posto proprio nei pressi di una sorgente benedetta, considerata sacra dalle genti del posto che vi si recavano per pregare nei periodi di siccità. L’edificio fu consacrato il 26 luglio del 1659. All’interno si segnala la statua della Vergine con il Bambino, databile tra il XVI e il XVII secolo, forse contemporanea alla costruzione del primitivo santuario. La festa patronale si svolge il 5 agosto e dopo la messa un corteo accompagna la croce processionale alla vicina sorgente dove viene immersa per tre volte.

  1. Da Fontainemore al santuario di Oropa
  • Partenza: frazione di Pillaz
  • Tempo di percorrenza: fino ad Oropa: 11-12 ore; fino al Colle della Balma: 5-6 ore: segnavia n. 2
  • Dislivello: complessivo fino ad Oropa: 1631 m; fino al Colle della Balma: 960 m.
  • Livello di difficoltà: media (E)
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre
  • Processione: ogni 5 anni alla fine di luglio (la prossima sarà nel 2015).

La Madonna Nera. Il magnetico e profondo misticismo che sprigiona la ieratica statua della Vergine Bruna è, insieme alla sacra roccia di Sant’Eusebio, il cuore pulsante del più importante e venerato santuario mariano delle Alpi: il santuario del Sacro Monte d’Oropa. La tradizione ne colloca l’origine nel IV secolo d.C. ad opera del primo vescovo di Vercelli, Sant’Eusebio. La sacralità di questo luogo, però, affonda le sue radici ancora più indietro nei secoli: il voluminoso masso erratico (detto il Roc) oggi inglobato nell’edificio di culto, infatti, sin da epoche pre-protostoriche ha rivestito un significativo ruolo taumaturgico essendo considerato fonte di salute e fertilità. Un ancestrale culto litico, dunque, poi cristianizzatosi e consolidatosi attorno alla figura della Madre di Dio diventando così un santuario che, sin dal XIII secolo, è meta di intensi pellegrinaggi.

I collegamenti pedestri tra Oropa e la vicina Valle d’Aosta sono molti, ma uno in particolare si evidenzia per la particolare pregnanza religiosa del pellegrinaggio che vi si svolge a cadenza quinquennale: è il percorso che da Fontainemore, nella media valle del Lys, raggiunge Oropa attraverso il suggestivo e “lunare” colle della Balma. Questa grandiosa e corale manifestazione di fede è attestata da almeno 4 secoli ed è impressionante pensare che i fedeli, per compierla, si prestano ad affrontare, pregando e cantando, più di 11 ore di cammino notturno con disagi e fatiche non indifferenti.

  1. Cogne – Santuario di San Besso
  • Partenza: Lillaz (strada poderale fino all’Alpe Broillot; poi sentiero 13° e successiva deviazione sul 13B in direzione del colle dell’Arietta).
  • Tempo di percorrenza: ore 5.30 - 6 circa
  • Dislivello: circa 2000 m complessivi
  • Livello di difficoltà: medio-alta (EE)
  • Periodo consigliato: giugno-settembre
  • Processione e ricorrenza: 10 agosto

La leggenda narra che San Besso fosse un soldato romano della legione tebea al seguito dell'imperatore Massimiano (III sec. d.C.), il quale li avrebbe chiamati affinché presidiassero il versante settentrionale del Gran San Bernardo per domare le rivoltose popolazioni celtiche locali. Tuttavia, poiché questi fieri soldati non accettarono di venerare l’effigie dell’imperatore come fosse un dio professando la loro profonda fede cristiana, vennero progressivamente condannati e perseguitati. I superstiti si dispersero in diverse vallate alpine, soprattutto in Piemonte. San Besso ed alcuni suoi compagni riuscirono a scampare al massacro avvenuto nei Vallese e, separatisi, si rifugiarono sui monti Valle Soana, dove avviarono un'opera di evangelizzazione dei locali pastori "salassi".
Ma i soldati dell'Imperatore riuscirono a trovarlo e l'uccisero barbaramente, gettandolo dall'alto della rupe del Monte Fantono. Si dice che i1 santo, precipitando, abbia lasciato impressa la figura del suo corpo sulla roccia sottostante. Oggi, in quel luogo, a 2.019 m di quota, sorge un santuario costruito a ridosso di quella rupe e all'interno della chiesa si può vedere 1a roccia su cui San Besso venne martirizzato.

Il percorso è difficile e impegnativo e, quando la processione giunge all'altezza della grande pietra simbolo del santo, i fedeli le ruotano intorno prima di entrare nella chiesetta; durante il rito i fedeli effettuano pratiche e riti misteriosi, basati sulla convinzione che il contatto con la pietra porti fecondità, ripetendo più o meno consapevolmente antiche pratiche rituali risalenti alle epoche pre-protostoriche. È uso, ad esempio, staccare piccole scagliette di roccia da portare devotamente a casa. Si tratta di una tradizione profondamente sentita che merita di essere vissuta.
La festa di San Besso è il 10 agosto, quando a raggiungere il santuario ci sono centinaia di persone che salgono dalla valle e dalla sottostante pianura canavesana. Ma il gruppo che merita più elogi è quello dei "cogneins", guidati dal parroco di Cogne e dai coscritti, con l'inconfondibile foulard al collo, che salgono dalla valle di Cogne, superando il difficile colle dell'Arietta (m. 2939) per devozione e in ricordo di un legame ancestrale che lega le genti delle due valli. Tradizione vuole, non a caso, che i primissimi abitanti di Cogne siano giunti proprio dalla Val Soana.

  1. GignodPunta Chaligne
  • Partenza: loc. Buthier (Gignod): itinerario 2° e poi sentieri nn. 3-3°
  • Tempo di percorrenza: circa 3 ore
  • Dislivello: circa 700 m
  • Livello di difficoltà: facile
  • Periodo consigliato: giugno-settembre
  • Processione e ricorrenza: 16 agosto

Fu tremenda l’epidemia di peste di manzoniana memoria che, nel 1630, decimò le popolazioni d’Europa e non risparmiò neppure le genti alpine. La valle d’Aosta pagò un tributo altissimo di vittime rischiando di uscirne quasi completamente spopolata; gli sparuti gruppi superstiti si ritirarono sempre più in alto, in luoghi quasi inaccessibili. E’ a tale drammatica occasione che si lega l’uso di invocare l’aiuto divino raggiungendo, dopo una lunga e faticosa salita, le croci della Punta Chaligne (m. 2.608). La processione parte dalla chiesa di Gignod in ore antelucane: il campanone suona infatti alle 3,30 mentre la partenza è fissata alle 4.

In seguito i fedeli si dirigono verso l'oratorio di Chez Percher, dove viene recitata una preghiera per i defunti. Qui una famiglia, a turno, offre il pane benedetto. Prosegue per il Planet , dove sosta una seconda volta per ricevere ancora il pane benedetto offerto anche qui, a turno, da una famiglia del Planet-Tercinod. Dopo un'ora di ripida salita, ancora al buio, si ferma per la sosta dell'aurora a Ronc Palmy (o Parmé), dove sono letti brani della Bibbia e viene distribuita una bevanda calda. Al sorgere del sole ci si ferma al Pian della Griva prima di proseguire per il Plan du Débat, pianoro disseminato di cumuli che la fantasia popolare indica come sepolcri dei combattenti defunti in una battaglia per la disputa sulla direzione verso cui doveva essere rivolta la croce che si erge sulla Punta Chaligne: Gignod o Aosta. Infine la lunga fila con in testa la croce si avvia alla vetta dove avviene l' incontro con i fedeli saliti da Arpuilles e Excenez. Lassù, accanto alla croce e al cospetto del grandioso scenario di cime e ghiacciai delle Alpi Graie e Pennine viene celebrata la messa. Interessante il rito della benedizione dell’acqua che, raccolta dentro una campana, viene in parte bevuta e poi aspersa sui fedeli e sulla terra circostante, quasi a voler richiamare un antico rito propiziatorio per invocare la pioggia.

  1. Charvensod (Pila) – Eremo di San Grato
  • Partenza: chiesa di Santa Colomba a Charvensod (segnavia n. 102)
  • Tempo di percorrenza: 3 ore.
  • Dislivello: circa 1000 m
  • Livello di difficoltà: medio
  • Periodo consigliato: giugno-settembre
  • Processione e ricorrenza: 6-7 settembre.

Una bianca cappella circondata dai prati sul limitare del bosco a 1772 m di quota: questo è l’eremo di San Grato, vescovo e patrono della diocesi di Aosta, vissuto nel V secolo d.C.

Le prime tracce documentarie di questo luogo di culto risalgono al XIII secolo; la cappella venne ampliata e impreziosita nel 1754, ma in parte andò distrutta nell'aprile del 1918 a causa di una valanga.. Sulla cima del grazioso campanile svetta una statua raffigurante il santo alta ben 3 metri realizzata nel 1853 dal valdostano B. Thomasset.

L'eremo è facilmente raggiungibile a partire da Charvensod con una breve passeggiata tra i boschi sul sentiero 102. Da Aosta, ci si può avvicinare prendendo l'ovovia Aosta - Pila per ridurre il percorso della passeggiata e il dislivello.

Per il patrono, nella notte tra il 6 e il 7 settembre si svolge La route des jeunes, una processione che parte dalla chiesa di Pila e arriva fino all'eremo.

7. La Thuile – Cappella di San Grato e di Santa Margherita

  • Partenza: fraz. La Joux (Alta Via n. 2 fino al rifugio Deffeyes)
  • Tempo di percorrenza: 2 ore.
  • Dislivello: circa 800 m
  • Livello di difficoltà: facile
  • Periodo consigliato: giugno-settembre
  • Ricorrenza: prima domenica di settembre.

I ghiacciai si muovono, si modificano, sono vivi; ma spesso, purtroppo, questa loro mobile natura causa conseguenze drammatiche per la stabilità del territorio e per l’incolumità delle persone. Le genti di montagna da sempre sono consapevoli dei rischi e dei pericoli che queste masse di ghiaccio portano con sé. Fu terribile l’enorme slavina che travolse il villaggio di La Thuile tra XVI e XVII secolo, quando l’innalzamento delle temperature e il conseguente scioglimento dei ghiacci avevano prodotto lo straripamento del bacino del ghiacciaio del Ruitor.

In seguito a questa tragedia la popolazione superstite decise di recarsi in processione al lago Rutor per chiedere protezione divina portando anche le reliquie di San Grato; in seguito inoltre ad una visione da parte di un abitante del posto, fu deciso di costruire qui una cappella intitolata, oltre che a San Grato, anche a Santa Margherita, invocata contro la forza dirompente delle valanghe e delle slavine. Per oltre due secoli le popolazioni di La Thuile, Pré-St-Didier, Morgex, La Salle e Derby si recarono in devota processione ogni anno al Rutor. Nel 1937 ebbe luogo la benedizione solenne della nuova cappella di San Grato e Santa Margherita, situata sul promontorio roccioso che domina il lago; la prima cappella del 1607, invece, sorgeva nelle vicinanze del lago in adempimento d’un voto fatto dal cacciatore Pantaléon Dottin, che ebbe un’apparizione sulle rive del lago stesso.