Passo Salarno

Ritratto di francorino
francorino
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Difficoltà: 
T3
Quota di partenza: 
1 435 m
Quota di arrivo: 
3 168 m
Dislivello: 
1 733 m
Tempo di salita o complessivo*: 
6h00'
Tempo di discesa: 
5h00'

Introduzione

Escursione che prevede la salita, fino allo spartiacque sommitale, della valle di Salarno con il pian di neve (acrocoro dell’Adamello) ; data la escursione altimetrica, è possibile osservare la complessa variazione vegetazionale in funzione dell’altitudine e della esposizione: dai boschi misti di latifoglie e conifere, alle conifere, agli ecosistemi erbacei di pascolo e arbusteti bassi, alle rupi e macereti alpini, ai ghiacciai permanenti.

Descrizione

Si parte da Fabrezza, si segue il segnavia [14]: è una mulattiera larga circa 3m che può essere percorsa anche da fuoristrada (il traffico con mezzi è comunque vietato e la strada è normalmente chiusa da una sbarra). Dopo un centinaio di metri si attraversa il torrente Salarno, si sale quindi il gradone glaciale, percorrendo numerosi tornanti; segue un tratto meno ripido, dove è ubicata anche la lapide a ricordo di Anselmo Ronchi (deceduto nel 1965 in occasione di una progettata salita in Adamello) (quota circa 1650m), fino al bivio del sentiero per il lago Bos (segnavia [87B] - appena prima, sulla nostra destra scende un torrentello e la strada lo attraversa con un ponticello). Si riattraversa di nuovo il torrente Salarno, si passa in fregio alle baite (rifatte recentemente) della malga Macesso di Sotto (1735m) ed il sentiero ridiventa ripido; si incontrano un paio di tornanti, quindi, dopo aver attraversato due torrentelli che scendono dalla valle del Coppo, si raggiunge, alla nostra destra, la baita (ammodernata) della malga Macesso di Sopra (1935m).
Dopo un breve tratto quasi pianeggiante siamo in vista della diga di Salarno e di tutti i fabbricati annessi. La strada a questo punto si sposta ulteriormente sulla nostra sinistra e, dopo aver superato un lungo muro di sbarramento che attraversa la valle, costeggia una piana di notevoli dimensioni: l'ex lago di Macesso.
Fino al 1935 in questo piano esisteva un lago naturale (lago di Macesso, ancora segnato su qualche carta topografica non aggiornata) è poco profondo, è stato riempito completamente di sabbia e limo fatto fuoriuscire artificialmente ed idraulicamente, sia dalla piana del Dosazzo (circa 1,2 milioni di metri cubi), sia dal lago Salarno (oltre 500 mila metri cubi). Al Dosazzo venne costruito un muretto di sbarramento, quindi, partendo da valle, fu scavata una galleria (si vede l'imbocco sul gradone glaciale che separa Macesso da Salarno) che raggiunse il fondo della piana alluvionale ed attraverso di essa si fece defluire più di un milione di metri cubi di sabbia, ottenendo, anche con il muretto citato l'invaso del lago. Questa operazione, nei progetti della Società Adamello avrebbe dovuto concludersi con la costruzione di una diga vera e propria, la quale oltre a contenere le acque della Val Salarno, sarebbe stata allacciata ad una prevista presa in alta Valle Adamé; l'avvento della seconda guerra mondiale non permise la sua realizzazione. Sempre in questo ex lago Macesso furono scaricati anche mezzo milione di metri cubi di sabbia provenienti direttamente dal lago Salarno, allo stesso modo, idraulicamente, per aumentare la capacità di invaso del lago stesso, negli anni 1936-37. Dopo aver costeggiato l'ex lago di Macesso, la mulattiera sale con dei comodi tornanti fino alla quota della diga di Salarno (2070m circa); lungo i tornanti si vedono alcuni fabbricati degli impianti idroelettrici; l'utilizzo delle acque del lago di Salarno fa parte di un interessante sistema idroelettrico detto “sistema del Poglia”.
Proseguendo, prima in riva al lago Dosazzo, su una mulattiera ex militare, pianeggiante fino oltre il lago e poi che sale gradatamente, con pochissimi tratti ripidi; si passa presso una malga e dopo circa un'ora di cammino
(da Salarno), si raggiunge il rifugio Prudenzini a quota 2235m. Si prosegue sempre lungo il sentiero [14]; dopo circa 10 minuti si transita nei pressi dell'ex rifugio Salarno, caratteristica costruzione in granito; a ridosso di un enorme masso erratico, ormai in condizioni precarie di conservazione. Fu il primo rifugio alpino costruito nelle Alpi bresciane, risale al 1881; anche se venne inaugurato solo nel 1883. Nel 1887 venne ampliato, aggiungendo un altro locale (ora distrutto) che aveva accesso al primo e poteva ospitare 8 persone.
Non ebbe comunque fortuna, in quanto già il Laeng, prima della fine dell’800 lo descriveva così:
"poco più di una spelonca, un vano ricavato a ridosso di un gigantesco macigno e ricoperto da una tavola di masselli di granito; gocciola da ogni parte e dà l'impressione di crollare da un momento all'altro".
Dopo pochi minuti, si attraversa la valle fino a raggiungere la morena di sinistra (orografica) sulla quale si risale fino a quota 2500. Il sentiero sale quindi a zig - zag secondo la linea di massima pendenza, attraversa un torrentello e si sposta sulla nostra destra, quindi risale lungo un pendio inerbito fino alla sua sommità (quota 2650m "praulì"). Per un tratto si passa su morena ripida, quindi ci si sposta verso destra fino all'inizio della "scodella", si sale sulla sommità della morena che si trova alla nostra destra fino a sotto le rocce, quindi in diagonale verso destra, sempre rimanendo poco distanti dalla rocce fino ad oltre uno sperone affiorante sulla grossa morena (quota 2850 circa): siamo di fronte, guardando verso valle, alla sommità del monte Zuccone. A questo punto si vede, in alto, alla nostra sinistra, il passo Salarno (immediatamente a destra dello sperone del Cornetto di Salarno), saliamo nella grossa morena in diagonale seguendo i segni rossi del CAI, oppure il percorso più conveniente a seconda delle condizioni di innevamento residuo del momento.
Raggiunto il passo ci appare uno spettacolo emozionante: a sinistra, sul promontorio del cornetto di Salarno, spicca il bivacco Giannantonj, sullo sfondo il corno Miller, il corno Salarno, l'Adamello, il monte Falcone, il corno Bianco, la vedretta del Mandrone, le Lobbie, la cresta Croce, il dosson di Genova ed il monte Fumo!!

Informazioni generali

Via:
Segnavia:
Tipologia percorso:
Periodo consigliato:
Esposizione al sole:
Pericolo Oggettivo:
Tratti esposti:
Attrezzatura utile:
Acqua:

Riferimenti bibliografici

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Accesso stradale

Galleria fotografica

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